A Terlizzi, dove il culto verso il Santo è tenuto vivo dalla Confraternita di San Giuseppe, per tutta la giornata di ieri, al termine delle S. Messe, è stato distribuito il pane benedetto dalla caratteristica forma a "nodo". Quella della distribuzione del pane è una tradizione risalente a molto tempo fa, probabilmente a quando la confraternita di San Giuseppe si insediò nella chiesetta di San Bartolomeo (oggi chiesa di S. Giuseppe) che era stata anche la sede dell'estinta Confraternita del Santo Monte della Pietà, congrega, come si intuisce già dal nome, preposta all'aiuto dei poveri.
Il pane, secondo la tradizione diffusa anche a Giovinazzo, rievoca la sollecitudine di San Giuseppe nell'aver provveduto a nutrire Gesù, il quale è pane di vita eterna e vero alimento dell'umanità.
Ancora oggi come un tempo, una grande folla si accalca alla porta della confraternita e invoca le pagnotte benedette, sbracciandosi affinché si possa essere al più presto in possesso di una delle pagnotte da spezzare e dividere con la famiglia e mangiare dopo aver recitato un Padre Nostro.
Naturalmente tutto questo avviene dopo
che, entrati in chiesa, si è pregato e ringraziato il Santo che a Terlizzi è raffigurato in una statua di cartapesta dall'abito celeste e un manto giallo (lo stesso colore della mozzetta della confraternita) e che regge in una mano il piccolo Figliolo e nell'altra gigli d'argento simbolo di purezza.
Anche a Giovinazzo la devozione per San Giuseppe è particolarmente intensa. Nel paese sul mare Adriatico in moltissime case, da circa un secolo e mezzo, è tradizione allestire altarini in onore di San Giuseppe. Con grande maestria essi sono addobbati con drappi, fiori variopinti e profumati e illuminati con luci colorate.
La devozione popolare per San Giuseppe a Giovinazzo si è diffusa relativamente tardi però, una volta entrata in città, si è sparsa con rapidità e in maniera intensa perchè, le numerose preghiere e implorazioni rivolte dai giovinazzesi al Santo per alleviare le sofferenze fisiche, spirituali, materiali e morali, venivano ascoltate. A San Giuseppe vennero attribuite numerosa grazie e così fu eletto padre, amico e soccorritore dei giovinazzesi.
Ogni anno i fedeli più assidui fanno rivivere nel clima di pietà religiosa, di amore sincero e filiare, l'incontro irrinunciabile con San Giuseppe. Dopo una novena di preghiera e di acclamazioni, il 19 marzo rappresenta il momento culminante della festività. Sin dalle prime ore del pomeriggio, l'intera cittadinanza si mobilita in un pellegrinaggio ininterrotto. Per le strade è un continuo incontrarsi di gente osannante, attratta dallo stesso fascino e spinta da un unico pensiero.
Espressione di gratitudine e devozione è la distribuzione ai fedeli dei tarallini e del pane benedetto, il cosidetto pane dei poveri.
Una cosa simile accade anche a Bitritto dove si fa quasi a gara per offrire ai pellegrini quadri del Santo, addobbi per gli altarini, legumi misti cotti in gosse caldaie di rame su ceppi tenuti accesi per l'intera giornata.
Di diverso stampo sono i festeggiamenti del 19 marzo in numerosi centri della Valle d'Itria e del sud della Murgia: a Cassano delle Murge e a Gioia del Colle alla festa religiosa si aggiungono anche sagre, musica e animazione; a Locorotondo in una delle più antiche contrade della città (l'aia dei Mancini), viene acceso un grosso falò (in dialetto "a fanoij") allestito con i rami della potatura dei vigneti; infine a Santeramo in Colle durante la sera del 19, vengono accesi in tutta la città diversi falò in ricordo di San Giuseppe che scaldò il figlioletto Gesù appena nato e come rito propiziatorio per il raccolto nei campi.
Foto e testo di Francesco De Nicolo
Le foto sono tutte riferite al culto di Terlizzi
Le foto sono tutte riferite al culto di Terlizzi
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