giovedì 16 aprile 2015

I riti del Giovedì Santo a Bitonto

Si rinnova a Bitonto il tradizionale rituale degli altari della Reposizione che nella notte del giovedì santo offrono un’atmosfera di toccante suggestione alle chiese del centro storico.
Con la complicità delle tenebre il memoriale della Passione diventa spazio di vibranti emozioni che travolgono i fedeli, dai più sensibili ai più distratti, in una dimensione senza tempo. E il tempo si ferma al profumo degli incensi, al riverbero delle candele, alle struggenti note dei cantori del dolore.
Tante chiese, quest’anno, hanno tracciato, nel centro storico di Bitonto, una autentica mappa del dolore, dal Purgatorio a S. Domenico, da S. Luca a S. Leucio, da S. Giorgio alla Cattedrale.

Chiesa del Purgatorio (Arciconfraternita Santa Maria del Suffragio)


Via F. Ambrosi

Chiesa di San Domenico (Arciconfraternita del SS. Rosario)





Immancabile in questo itinerario penitenziale, anche la tappa presso la chiesa di S.Teresa, sede della Confraternita del SS. Crocifisso.
Di seguito, alcune immagini dell’Altare della Reposizione ideato e realizzato dai confratelli del cosiddetto Cristo Nero o Cristo dell’acqua.





Quest’anno l’allestimento è stato ispirato al versetto di Giovanni: Io sono la vite, voi siete i tralci , per offrire il seguente spunto di riflessione: la vita è atto d’amore che si sublima nella concordia e nell'’unità di chi si ama.
Così come la vite è intimamente legata ai tralci, così l’umanità intera è chiamata alla scelta coraggiosa della coesione e della unità, soprattutto in questi giorni in cui la follia umana fa appello a motivi religiosi per calpestare la dignità umana e violare l’inviolabile diritto alla vita.
Il cero sulla mensa simboleggia Gesù Cristo che, affiancato dai dodici apostoli, istituisce il mistero dell’Eucarestia (pane e vino). Delle dodici candele che attorniano il cero, una è spenta, quale riferimento allusivo al tradimento di Giuda e di tutta l’umanità che, nel tempo, torna a tradire il testamento d’amore di Gesù Cristo. L’amore di Cristo, infatti, diventa donazione di sé attraverso il sacrificio (cfr. il rosso che tinge la mensa) sulla Croce.
Ognuno di noi è chiamato ad essere tralcio di un’unica vite e a rivivere la grande lezione dell’amore attraverso la tutela della dignità umana, il rispetto del “diverso” e il valore del lavoro quotidiano.

Testo di Carmela Minenna
Foto di Mimmo Latilla, 
Francesco Paolo Cosola, 
Domenico Ferrovecchio,
 Carmela Minenna 
che ringraziamo per la concessione

martedì 14 aprile 2015

400 anni di passione per la Passione - La Settimana Santa ad Altamura

I riti della Settimana Santa in Puglia racchiudono in se momenti di spiritualità e spettacolarità.
 Le tradizioni, i riti, le preghiere, le invocazioni, le processioni della nostra terra hanno qualcosa di mistico, che difficilmente chi è nato in questi posti può dimenticare. Riti antichissimi e di forte suggestività scaturiscono dalla devozioni di gente anziana ed operosa che ha saputo trasmettere fino ai nostri giorni le stesse emozioni e la stessa passione con la quale, a loro volta gli sono state tramandate.
È grazie a questo che da 400 anni ad Altamura si rinnova l'appuntamento con i riti della Settimana Santa. 400 anni di passione per la Passione di Cristo.
Era il 1615 quando il canonico Giovanni Battista Massio fece erigere su un versante della città tra orti, oliveti e coltivazioni 14 cappelle da adibire al culto della Via Crucis. Il terreno prima scosceso poi ripido e in salita che arrivava, ed arriva ancora oggi, alla chiesa di S. Sepolcro, un tempo denominata chiesa della Pietà, permetteva al popolo devoto di immedesimarsi nella via dolorosa. Grossi scialli e mantelli avvolgevano i devoti che nel freddo pungente della Murgia a tarda sera attraversavano questo percorso, entrando nelle cappelle e soffermandosi sul mistero della passione. Lo stesso percorso alcuni anni più tardi fu il primo tragitto della processione dei 5 misteri dolorosi. Le statue lignee tardo seicentesche opera dei fratelli Altieri, raffiguranti il Cristo nell’orto, Cristo flagellato, Ecce Homo, Cristo porta-croce, Crocifisso e Cristo deposto, attraversavano questo cammino di penitenza. Con l'aggiunta di altre statue, negli anni successivi questa processione si trasferì dalla campagna al borgo antico fra le tortuose strade e gli stretti vicoli dove vede ancora oggi una folta partecipazione dell’intera cittadinanza. 
Durante la processione dello scorso 3 aprile si è pregato intensamente ricordando il 400° anniversario dell’inizio di questi riti in città. 
A coronare questo anniversario il Santo Padre Francesco ha concesso l’indulgenza plenaria per mano del nostro Vescovo Mons. Giovanni Ricchiuti, a tutti coloro che hanno partecipato alla solenne processione e hanno seguito tramite radio la via crucis trasmessa in diretta su un emittente radiofonica locale. Una processione seguita, partecipata e commovente ha attraversato la città, questa volta immedesimandosi in quei concittadini che 400 anni or sono, per primi hanno compiuto questi riti dal forte significato spirituale e religioso impressi e trasmessi per devozione e passione della Passione di Gesù Cristo. 






alcune delle cappelle superstiti della Via Crucis




I Repositori del Giovedì Santo nella chiesa di San Domenico e della Trasfigurazione


la tradizionale Pignata: preparato di aromi e profumi naturali, che portati ad ebolizione profumano ancor oggi alcune chiese per la visita agli altari della reposizione


alcuni altarini devozionali allestiti in alcune case 









O Crux Ave Spes Unica



Versa per gli occhi il core
in lagrime disciolto:
bacia quel freddo volto,
 e se lo strige al sen.























il clero con il Vescovo e alcune confraternite accompagnano il sacro corteo






il Terz' ordine dei Servi di Maria e la Vergine Addolorata chiudono il corteo processionale 






... al 25 Marzo 2016


                                                                               testo di Massimo Colonna
                                                foto di Massimo Colonna, Domenico Cagnazzi
                                                            Marianna Marroccoli, Teresa Partepilo
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