martedì 29 marzo 2011

Benedizione degli altari dell'Immacolata e del Rosario in Santa Maria la Nova

Dopo vari mesi di restauro l'altare dell'Immacolata Concezione situato nella seconda cappella della navata destra della parrocchia Santa Maria di Sovereto, è tornato, con tutto il suo maestoso splendore, al culto.
La presentazione dei lavori di restauro, eseguiti per volere del parroco don Pasquale de Palma da Annamaria e Giuseppe Chiapparino sotto il vigile controllo della Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico dela Puglia, è stata effettuata sabato 26 marzo dal dott. Francesco Di Palo, grandissimo conoscitore dell'arte, ricercatore e storico dell'arte (è lui che sta ricostruendo il profilo artistico del nostro Giuseppe Volpe) sennonché responsabile della comunicazione del Comune di Terlizzi.
Con mio grandissimo rammarico non ho potuto assistere alla presentazione del dott. Di Palo e ascoltare la relazione dei due restauratori.

Primo ad essere stato restaurato è stato il simulacro dell'Immacolata opera barocca di alcuni artisti locali (XVII secolo). L'ultimo restauro del bel simulacro di cui si abbiano tracce è quello effettuato nei primi del Novecento dal doratore barese Enrico Giaquinto. In realtà più che di un restauro si trattò di un vero deturpamento in quanto il doratore utilizzò massicce dosi di colle animali e di gesso con le quali ricoprì lo strato originale ad estofado de oro rivestendolo nella parte frontale con un'altra lamina d'oro e nella parte posteriore, nascosta dalla nicchia, con tempera color oro. A ricordare l'intervento il Giaquinto inchiodò una targa alla base della statua.

Con coraggio i restauratori hanno asportato il rivestimento del doratore barese e hanno scoperto il manto seicentesco decorato a motivi floreali.

Per ciò che riguarda il restauro del dossale ligneo in stile barocco leccese costruito nel 1724 per la famiglia de Viti, i restauratori hanno dovuto per prima cosa eliminare i vari strati di pittura che rendevano illeggibile la originaria resa plastica che ha permesso anche di scoprire decorazioni e dorature originali. In secondo luogo si è intervenuti per il rifinimento delle decorazioni.

L'altare dell'Immacolata prima del restauro


L'ultimo intervento di restauro è stato quello della cornice del dipinto della Madonna del Rosario in trono tra Santa Rosa, San Domenico, San Francesco e Santa Chiara (in senso antiorario) [dipinto restaurato negli anni '80]. Anche se non presentava cedimenti strutturali, la cornice era massicciamente infetta da batteri xilofagi ed era dunque urgente un intervento di disinfestazione.



Domenica 27 marzo, Mons. Martella ha presieduto la Messa Vespertina benedicendo al termine dell'Eucarestia i due prestigiosi e rinati altari.

Testo di Francesco De Nicolo (fonte: Il restauro dell'Immacolata e dell'altare, file pubblicato su internet)
Foto di Maria Cristina Roselli

martedì 22 marzo 2011

67° anniversario dell'eccidio delle Fosse Ardeatine

Come ogni anno il 24 marzo la città di Terlizzi ricorda il professore di filosofia Gioacchino Gesmundo e il rettore della basilica pontificia maggiore Santa Maria Maggiore don Pietro Pappagallo, entrambi cittadini terlizzesi e entrambi trucidati il 24 marzo 1944 presso le fosse Ardeatine a Roma.
Dalla storia dei due martiri vittime del crudele eccidio perpetrato dai nazisti, è stato tratto il film del 2006 "La buona battaglia" per Rai1 con Flavio Insinna.
In occasione della manifestazione, il Vescovo Martella benedirà la statua bronzea raffigurante i due eroi, che verrà collocata nella Piazza Martiri delle Fosse Ardeatine (appena verrà creata).


A causa di problemi personali non potrò essere presente all'evento. Invito chiunque fosse presente alla manifestazione e faccia delle foto che vuole condividere, a renderle disponibili per il blog.

Foto e testo di Francesco De Nicolo

domenica 20 marzo 2011

La festa di San Giuseppe a Terlizzi, Giovinazzo e altre città

Nella giornata di ieri, in segno di devozione verso San Giuseppe, padre putativo di Gesù e protettore degli artigiani e della Chiesa Universale, molte città hanno reso omaggio al Santo con particolari celebrazioni.

A Terlizzi, dove il culto verso il Santo è tenuto vivo dalla Confraternita di San Giuseppe, per tutta la giornata di ieri, al termine delle S. Messe, è stato distribuito il pane benedetto dalla caratteristica forma a "nodo". Quella della distribuzione del pane è una tradizione risalente a molto tempo fa, probabilmente a quando la confraternita di San Giuseppe si insediò nella chiesetta di San Bartolomeo (oggi chiesa di S. Giuseppe) che era stata anche la sede dell'estinta Confraternita del Santo Monte della Pietà, congrega, come si intuisce già dal nome, preposta all'aiuto dei poveri.
Il pane, secondo la tradizione diffusa anche a Giovinazzo, rievoca la sollecitudine di San Giuseppe nell'aver provveduto a nutrire Gesù, il quale è pane di vita eterna e vero alimento dell'umanità.
Ancora oggi come un tempo, una grande folla si accalca alla porta della confraternita e invoca le pagnotte benedette, sbracciandosi affinché si possa essere al più presto in possesso di una delle pagnotte da spezzare e dividere con la famiglia e mangiare dopo aver recitato un Padre Nostro.
Naturalmente tutto questo avviene dopo
che, entrati in chiesa, si è pregato e ringraziato il Santo che a Terlizzi è raffigurato in una statua di cartapesta dall'abito celeste e un manto giallo (lo stesso colore della mozzetta della confraternita) e che regge in una mano il piccolo Figliolo e nell'altra gigli d'argento simbolo di purezza.

Anche a Giovinazzo la devozione per San Giuseppe è particolarmente intensa. Nel paese sul mare Adriatico in moltissime case, da circa un secolo e mezzo, è tradizione allestire altarini in onore di San Giuseppe. Con grande maestria essi sono addobbati con drappi, fiori variopinti e profumati e illuminati con luci colorate.
La devozione popolare per San Giuseppe a Giovinazzo si è diffusa relativamente tardi però, una volta entrata in città, si è sparsa con rapidità e in maniera intensa perchè, le numerose preghiere e implorazioni rivolte dai giovinazzesi al Santo per alleviare le sofferenze fisiche, spirituali, materiali e morali, venivano ascoltate. A San Giuseppe vennero attribuite numerosa grazie e così fu eletto padre, amico e soccorritore dei giovinazzesi.
Ogni anno i fedeli più assidui fanno rivivere nel clima di pietà religiosa, di amore sincero e filiare, l'incontro irrinunciabile con San Giuseppe. Dopo una novena di preghiera e di acclamazioni, il 19 marzo rappresenta il momento culminante della festività. Sin dalle prime ore del pomeriggio, l'intera cittadinanza si mobilita in un pellegrinaggio ininterrotto. Per le strade è un continuo incontrarsi di gente osannante, attratta dallo stesso fascino e spinta da un unico pensiero.
Espressione di gratitudine e devozione è la distribuzione ai fedeli dei tarallini e del pane benedetto, il cosidetto pane dei poveri.

Una cosa simile accade anche a Bitritto dove si fa quasi a gara per offrire ai pellegrini quadri del Santo, addobbi per gli altarini, legumi misti cotti in gosse caldaie di rame su ceppi tenuti accesi per l'intera giornata.

Di diverso stampo sono i festeggiamenti del 19 marzo in numerosi centri della Valle d'Itria e del sud della Murgia: a Cassano delle Murge e a Gioia del Colle alla festa religiosa si aggiungono anche sagre, musica e animazione; a Locorotondo in una delle più antiche contrade della città (l'aia dei Mancini), viene acceso un grosso falò (in dialetto "a fanoij") allestito con i rami della potatura dei vigneti; infine a Santeramo in Colle durante la sera del 19, vengono accesi in tutta la città diversi falò in ricordo di San Giuseppe che scaldò il figlioletto Gesù appena nato e come rito propiziatorio per il raccolto nei campi.

Foto e testo di Francesco De Nicolo
Le foto sono tutte riferite al culto di Terlizzi

giovedì 17 marzo 2011

150° ANNIVERSARIO DELL'UNITA' D'ITALIA A TERLIZZI

Terlizzi, orgogliosa di far parte dell'una, libera, indipendente e democratica Italia, ha organizzato un bel programma per i festeggiamenti del 150° anno della proclamazione del Regno d'Italia il cui trono fu assegnato a Vittorio Emanuele II e ai suoi successori.

La facciata neoclassica del Municipio è stata illuminata con faretti verde, bianco e rosso, rievocatori del nostro tricolore.

Nella serata di ieri il Palazzo di Città, la Pinacoteca "de Napoli" e la parrocchia Immacolata, sono rimasti aperti fino a mezzanotte per consentire ai visitatori di ammirare rispettivamente la Sala del Consiglio Comunale con gli affreschi dell'"Allegoria dell'Italia unita"; le opere preparatorie di de Napoli per la realizzazione della suddetta sala e gli ambienti della chiesa dell'Immacolata che furono anche luogo di riunione politica e luogo in cui poter votare.
In un post futuro pubblicherò le foto della Sala del Consiglio Comunale con le spiegazioni delle opere.
Ieri sera era prevista inoltre la manifestazione "I protagonisti del Risorgimento nei luoghi della memoria" a cura dei licei classico, linguistico e delle scienze umane e l'istituto agrario. La manifestazione è però saltata a data da destinarsi a causa delle avverse condizioni climatiche.

Questa mattina invece il bel tempo ha consentito di rispettare la scaletta degli eventi prevista che si è così svolta:
ore 09.00: Cerimonia dell'alzabandiera presso il Monumento dei Caduti;
ore 10.00: corteo in Corso Garibaldi e Corso Dante
ore 10.30: deposizione della corona d'alloro al Monumento dei Caduti ed esibizione del Coro della scuola elementare "P. Pappagallo". Al termine, discorso del sindaco.







Prima del rientro in Comune, la banda "Millico" ha salutato le autorità con alcuni brani del repertorio risorgimentale.



Questa sera alle ore 19.00 in piazza IV Novembre il concerto di fiati "V. G. Millico" terrà un concerto di brani così strutturato:
Vincenzo Bellini, Guerra guerra, dall’opera “Norma”
Vincenzo Bellini, Suoni la tromba e intrepido, dall’opera “I puritani”
Giuseppe Verdi, Va’ pensiero, sull’ali dorate, dall’opera “Nabucodonosor”
Giuseppe Verdi, O Signore dal tetto natio, dall’opera “Lombardi alla prima crociata”
Giuseppe Verdi, Si ridesti il leon di Castiglia, dall’opera “Ernani”
Saverio Mercadante, Chi per la patria muor vissuto è assai, dall’opera “Caritea, regina di Spagna”
Michele Novaro, Il canto degli Italiani, testo di Goffredo Mameli
Cordigliani, La bandiera tricolore, testo di Francesco Dall’Ongaro
Anonimo, Addio del volontario, testo di Carlo Alberto Bosi
Giuseppe Verdi, Suona la tromba, testo di Goffredo Mameli
Michele Novaro, Suona la tromba, testo di Goffredo Mameli
Giuseppe Verdi, Battaglia di Legnano, sinfonia
Alessio Olivieri, Inno di Garibaldi, testo Luigi Mercantini
Paolo Giorza, La bella Gigogin, testo di Anonimo
Giuseppe Verdi, Nino Rota, Valzer brillante, dalla colonna sonora del film “Il gattopardo” di Luchino Visconti


In occasione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia il Comune di Terlizzi ha stampato degli opuscoli curati dal dott. Francesco di Palo e dal prof. Vito Bernardi che tracciano il profilo di quei cittadini terlizzesi che parteciparono al Risorgimento.



Foto, video e testo di Francesco De Nicolo

lunedì 14 marzo 2011

TERREMOTO IN GIAPPONE

Ciò che sta succedendo questi giorni in Giappone è qualcosa di spaventosamente triste. Mi sento in dovere di dedicare un post del blog a questa immane disgrazia che non sta sconvolgendo solo il Giappone ma il mondo intero. Esprimo tutto il mio dolore e la mia vicinanza emotiva ai giapponesi.
Ieri sera ho scritto una poesia che ho deciso di pubblicare qui di seguito.


11 MARZO 2010 - TERREMOTO IN GIAPPONE

Sono qui al sicuro a casa mia,
ma intorno a me
il mondo piange,
agonizza per il dolore.

La terra si agita, trema
il mare al sussulto
s'innalza e impetuoso
s'infrange sul Giappone.

L'onda è piombata sulla costa
e l'acqua ha coperto ogni cosa.
Il sisma forte, fortissimo
è stato lungo, lunghissimo.

Come se non bastasse
alla calamità naturale
s'è aggiunta la mano dell'uomo
e la centrale nucleare

preoccupa, incute terrore:
è già crollato il rivestimento di cemento
e il nocciolo è rovente,
va spento assolutamente!

Per due minuti infernali

la terra ha tremato
a magnitudo nove
e tutto ha cambiato.

Sono già morte migliaia di persone

e il numero aumenta d'ora in ora.
Ma guarda la gente,
umile, dignitosissima

che non si dispera,
e che s'aiuta e lavora:
chi ha perso tutto pensa
già alla ricostruzione.

Mio Signore, allevia le loro sofferenze,
proteggili dalla distruzione e noi
che siamo al sicuro nelle nostre case,
preghiamo per i nostri fratelli giapponesi.

Francesco De Nicolo [tutti i diritti riservati]

Conferenza sulla Sacra Sindone

Ieri, 13 marzo, nella parrocchia S. Bernardino di Molfetta, si è tenuta una conferenza organizzata dal parroco don Pasquale Rubini con tema il mistero della Sacra Sindone.
Gli scienziati invitati, tra i quali il prof. Bramanti, hanno descritto minuziosamente il famoso sudario evidenziando alcuni particolari che lo rendono attribuibile come il velo che avvolse Cristo nel sepolcro. Prima di tutto i lineamenti: barba folta, baffi, capelli lunghi tutti caratteri tipici di un giudeo. Inoltre sono evidenti all'altezza del torace e sulle spalle alcuni ematomi circolari dovuti probabilmente alle frustate inferte con il flagello. Sono distinguibili ben 120 frustate, molte rispetto al numero massimo imposto dalle leggi romane e forse dovute al fatto che avrebbero dovuto placare la folla inferocita che invocava per il condannato la morte.
Sui polsi, così come sui piedi, si nota la presenza di un foro che coinciderebbe perfettamente con il foro provocato da chiodi di ragguardevole diametro. Sulla testa si notano macchie di colature ematiche di sangue venoso ed arterioso inferte dalla corona di spine. Al di sotto delle spalle si notano tracce di sfregamenti riconducibili al legno della croce.
A ulteriore sostegno delle tesi sono state trovate sul sudario tracce di pollini provenienti da piante tipiche della Palestina. Il sudario è risultato anche unico nel suo genere e irriproducibile in forma pittorica con le varie macchie ematiche e le minuiziose testimonianze della Passione di Gesù Cristo.
I dubbi sulla veridicità della reliquia più famosa del mondo sono lasciati dal test dell'isotopo radioattivo del carbonio-14 che è una tecnica che, basandosi sul decadimento radioattivo, permette di datare reperti antichi alcune migliaia di anni. Dall'analisi al C-14 è risultato che il sudario risalirebbe al 1200-1300 d.C.
Oltre alle varie obiezioni che si possono fare su questo risultato, essendo stata la sindone per due volte esposta ad un rogo (ai quali sono seguiti i vari rattoppi), qualcuno solleva incertezze sulla stessa tecnica del c-14. E' infatti capitato che nella datazione siano stati ottenuti dati impossibili come è accaduto nella datazione di un guscio di lumaca che dalla C-14 è risultato preistorico (invece il guscio era molto più recente).
Una nota critica che rivolgo agli studiosi che hanno esposto la ricerca è che essi avrebbero dovuto condurre la ricerca bilateralmente esponendo anche le opinioni e le prove di chi sostiene che la sindone sia un falso medioevale.
Il mistero della Sindone continua...

Testo di Damiano de Gennaro
Foto tratta dal web

Mi permetto di aggiungere una riflessione personale.
Questo mondo che pretende di spiegare tutto con la ragione e con la scienza, forse dovrebbe ricordarsi dei versi che scrive Dante nel III canto del Purgatorio :

[...]Matto è chi spera che nostra ragione
possa trascorrer la infinita via
che tiene una sustanza in tre persone.

State contenti, umana gente, al quia;
ché, se potuto aveste veder tutto,
mestier non era parturir Maria[...]

Dante Alighieri - Versi 34-39, Canto III Purgatorio - Commedia

Francesco De Nicolo


venerdì 11 marzo 2011

Inizio novena in onore di San Giuseppe

Ieri, 10 marzo 2011, è iniziata la Novena in onore di San Giuseppe, padre putativo di Gesù.
A Terlizzi i riti si svolgono nella chiesetta nel centro storico dedicata a San Giuseppe e sede della omonima confraternita dalla mozzetta gialla.
Qui di seguito il programma dei festeggiamenti:



alcune luminarie


la chiesa di San Giuseppe


La confraternita di San Giuseppe andò fondandosi autonomamente, sin dal 1703, un gruppo di devoti a finalità assistenziali per poveri e bisognosi, provvedendoli di pane in occasione di festività locali nel corso dell’anno.
L’arciprete Pantaleo, provvide ad erigerlo canonicamente in confraternita associandole la prima cappella con proprio altare dedicato al santo, sulla destra dell’ingresso dell’antica collegiata e affidandole un particolare servizio liturgico per alcune solennità.
Non aveva ancora propri statuti quando la visitò Mons. Pacecco nel 1725, provvedendovi per l’occasione a rifondarla anzi completamente con proprio decreto.
Con l’abbattimento della collegiata, nel 1782, dovette adattarsi, in un primo momento nella chiesa di S. Giovanni alla Porta del Lago, in condominio con la coeva Confraternita di Maria di Costantinopoli, ma poi, nel 1876, provvide a dotarsi di un proprio locale acconcio, per svolgervi la vita associativa e le pratiche religiose e che il popolo chiamò S. Giuseppe Vecchio.
Si trovava però fuori mano e troppo distante dal centro storico, nell’attuale Estramurale Flavio Gioia.
Nel 1893 ottenne dal Monte di Pietà di officiare nella chiesa di S. Bartolomeo nel centro storico, che da quel tempo fu posta sotto il titolo di S. Giuseppe.
Sappiamo che la chiesa di S. Giuseppe venne acquistata da tale Gaetano de Cunzolo nel 1919 dalla Congrega del Monte di Pietà e donata alla Confraternita di S. Giuseppe, estinta da pochi anni per mancanza di confratelli.
A testimoniarlo vi è una targa sulla facciata risalente al 1926.



la statua di San Giuseppe.

I festeggiamenti in onore del Santo culmineranno sabato 19 con la benedizione e la distribuzione del pane.
A Terlizzi così come in molti altri paesi, il 19 marzo è usanza che i padri portino alle proprie case una guantiera di zeppole. Il 19 marzo infatti è anche la festa del papà.

Testo e foto di Francesco De Nicolo
Testo della storia della confraternita tratto dal libro “Terlizzi. La Chiesa – Le chiese” di Mons. Gaetano Valente

mercoledì 9 marzo 2011

52esima edizione del Carnevale molfettese!

Festa perfettamente riuscita, quella della 52esima edizione del Carnevale molfettese 2011!
Fortunatamente (e direi anche stranamente!) la sfilata si è svolta in entrambi i giorni di festa, domenica 6 e martedì 8 marzo, nonostante quella pioggia del primo giorno, che ha rischiato di far "saltare" la prima esibizione.
Per l'occasione, Corso Umberto si è trasformato in un vero e proprio "fiume" di vivaci colori e di travolgente allegria, che hanno contribuito sicuramente alla buona riuscita dell'evento! Complici di ciò anche i comici Savino e Terrafino, accompagnati da Tommaso Amato e Marilena Farinola e dal gruppo di animatori Carrassi, De Gioia, La Mastra e Lucivero.

Ospite d'onore della prima serata Gianni Ciardo, di martedì Giorgio Alfieri!

Qui di seguito riporto le foto scattate martedì 8 marzo.

Il gruppo della Parrocchia San Domenico.
Il primo carro, realizzato da Gino Cantatore: "E' sempre la solita musica"


Gruppo della Parrocchia Santa Famiglia

Secondo carro, di Francesco de Candia: "Ripulite il mare"


Il gruppo dell'Oratorio Sant'Achille: "Volare si può!"


Terzo carro, del gruppo Scardigno: "Alcool e cocaina, molte vite alla rovina"


Gruppo della Parrocchia San Bernardino

Nella bianca limousine, l'ospite della serata, Giorgio Alfieri!


Il gruppo più numeroso della sfilata: ACR Sant'Achille... ben 250 cuccioli di dalmata!

Quarto carro, il primo del gruppo Centrone- Favuzzi: "Tasse e consumi... e i debiti chi li paga?"


Il gruppo della Parrocchia Cattedrale


Gruppo della scuola media San Domenico Savio


Quinto carro: "Regno dell'Agricoltura... abitiamolo con cura!"


Gruppo della Parrocchia San Pio X: un omaggio ai 150 anni dell'Unità d'Italia!


Ultimo carro: "Tutti arrostiti da re Arlecchino... il pranzo gli è servito!"




Presso la Villa Comunale, di fronte al Seminario Vescovile, il palco.

La sfilata giunge al suo termine....


Un enorme applauso và ai cartapestai, che in pochi mesi sono riusciti a realizzare questi grandi carri; complimenti a tutti i gruppi mascherati, che con la loro gioia e vitalità hanno coinvolto tutti gli spettatori!
Mi auguro che nei prossimi anni si possa sempre più migliorare e ripristinare l'antico prestigio del Carnevale molfettese.... a mio parere, siamo su un'ottima strada...!

Foto e testo di Maria Cristina Roselli
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