giovedì 5 gennaio 2012

La Chiesa di Santa Maria la Nova a Terlizzi

L'antica chiesa di Santa Maria la Nova, oggi parrocchia di Santa Maria di Sovereto, è forse una delle più belle chiese della diocesi, sicuramente una delle poche che annovera così tante opere di così alto pregio artistico.

"La storia di questa pregevole chiesa, costruita nei primi del 1500, si intreccia da un lato con quella dei Frati Minori Osservatori, dall'altro con il locale patriziato che la elevò a panteon, erigendovi lussuose cappelle gentilizie, fra armi araldiche e lapidi commemorative, quasi a consacrare un dichiarato bisogno di eternità.
La chiesa ne suo insieme offre una visione di notevole valore artistico: al centro dell'abside presbiteriale la grande tela del Pordenone (1484-1539) raffigurante la "Madonna in trono tra S. Francesco e S. Giovanni Battista"; nell'ultima campata di sinistra la maestosa pala del Rosario attribuita a Leonardo Antonio Olivieri (primi del '700) racchiusa in una superba cornice di legno dorato; e poi gli altari laterali: quello dei de Paù contrassegnato da un grande "Gesù in croce" di legno policromo di ottima fattura e da un "Cristo morto" disteso sul vano del poliotto di suggestivo verismo; quello degli Scalera con la splendida "Natività" del Savoldo (c. 1480- c. 1550); la cappella dell'Immacolata incorniciata da una mirabile "macchina d'altare" dorata e scolpita secondo i canoni baroccheggianti; il pulpito di legno carenato, finemente lavorato e arricchito da cinque facce con riguardi di tele dipinte dedicate alla Vergine."
Tratto da "Invito a Terlizzi" di Angelo d'Ambrosio

Interno - Volta della navata centrale
L'edificio è costituito da un'ampia navata centrale e due navate laterali in cui vi sono numerosi altari. L'ambiente è interamente decorato con stucchi.

Incominciamo dalla navata sinistra. Si nota subito il fonte battesimale lapideo e più in avanti una porta che apre all'ufficio parrocchiale. Al di sopra della posta vi è una nicchia contenente la statua lignea di San Vincenzo Ferrer scolpita da Nicola Antonio Brudaglio, scultore andrianese. Molto probabilmente in passato la statua aveva diversa collocazione, forse nell'attuale altare di Sant'Anna.
Nell'ufficio parrochiale è conservata una pregevole tela raffigurante l'"Estasi di Sant'Antonio" opera del pittore napoletano Giuseppe Marullo (1660)

Estasi di San'Antonio (1660)
Giuseppe Marullo
foto tratta dal sito della parrocchia

Segue una vera e propria cappella contenente la tela del "Redentore" realizzata dal pittore terlizzese Raffaele de Lucia copiando l'analoga opera dipinta da Michele de Napoli ora nella Cattedrale di Terlizzi.

Ai due lati della Cappella del Cristo Redentore, nota anche come Cappella del Santissimo Sacramento, sono collocate, all'interno di due teche dal design neogotico, le statue in cartapesta leccese del Sacro Cuore di Maria e del Sacro Cuore di Gesù.
Sulle due basi si legge la firma: PREMIATA UNIONE STATUARIA 1911





Segue il primo di una lunga serie di altari con patriziato nobiliare. L'altare dedicato a San Pasquale di Baylon, protettore della famiglia de Gemmis, ospita una pregevole statua lignea ridotta a mezzobusto da una maldestra mutilazione. In alto vi è un dipinto raffigurante l'Arcangelo Raffaele e Tobia che pesca il pesce nel fiume Tigri, di autore ignoto.

Poco più avanti troviamo, a ridosso della parasta, la statua vestita di San Vincenzo de Paoli, scolpita, come si legge sulla base, da Giuseppe Volpe nel 1845 per la grande devozione popolare verso il santo francese.

Segue l'altare della famiglia Sangiorgio dedicato alla Madonna del Carmine. Nella nicchia un tempo era collocato il bel manichino vestito della Madonna del Carmine scolpito dal terlizzese Giuseppe Volpe; oggi invece ospita una statua in legno d'ortisei firmata in base da Giuseppe Stuflesser di Bolzano. Auspichiamo che un giorno su questo altare possa essere ricollocata la statua del Volpe.
In realtà originariamente l'altare in questione era dedicato a San Domenico e vi era un dipinto raffigurante il Miracolo di Soriano, ora in sagrestia.

Madonna del Carmine
Giuseppe Volpe, 1847


Di forte impatto emotivo è la cappella della nobile famiglia de Paù dedicata a Cristo Crocifisso e Cristo Morto (si nota sui due plinti lo stemma della famiglia de Paù). Il Crocifisso è opera di anonimo intagliatore francescano del XVII secolo. A fare da sfondo al Crocifisso vi è una tavola, dipinta da entrambe le parti, raffigurante l'Addolorata, la Maddalena e San Giovanni. Bellissimo anche il Cristo Morto scolpito dall'andrianese Francesco Paolo Antolini a cui si deve forse anche la vicina statua dell'Addolorata, che comunque è molto manomessa. Interessanti anche i due angioletti portacandelabro donati qualche anno fa in sostituzione di altri due candelabri trafugati. In alto all'altare è collocata la Colomba dello Spirito Santo.


Sempre della famiglia de Paù è il singolare monumento sepolcrale a forma di piramide che si trova a ridosso del pilastrone che separa la quarta e la quinta cappella. Sul marmo nero è incisa la storia della morte di due esponenti della famiglia de Paù, padre e figlio, venuti a mancare entrambi nel giro di pochi giorni.


Segue ancora la cappella della famiglia Scalera composta da colonne tortili binate che affiancano la preziosissima e pregevole tela della Natività opera del veneto Giovanni Girolamo Savoldo (c. 1480- c. 1550)

"Natività"Gian Girolamo Savaldo

Sullo sfondo di un cielo notturno il gruppo, in primo piano, trova il suo fulcro nel luminoso Bambino disteso in terra che, sorridendo, solleva una gamba e un braccio verso la Vergine inginocchiata e in preghiera. A sinistra S. Giuseppe , canuto e con la lunga barba, anch'egli inginocchiato in adorazione, si appoggia ad un concio di pietra. Partecipano all'atmosfera raccolta dalla scena un vecchio e un bambino che si affacciano alla finestra della capanna diruta, inserita tra il gruppo e il paesaggio ad approfondire lo spazio.
Testo tratto dal depliant "Percorsi in fiore 2^ edizione in arte"


L'ultima campata della navata sinistra ospita un'altra pregevole opera d'arte. Una maestosa cona in legno dorato in stile barocco incornicia la tela pregevole raffigurante la Madonna del Rosario attorniata (in senso antiorario) da Santa Rosa da Viterbo, San Domenico, San Francesco e Santa Caterina. Il grande dipinto fu attribuito dapprima a Leonardo Antonio Olivieri, oggi a al napoletano Giuseppe Tomaioli (doc. 1730 - 1772). Esso venne commissionato dalla Confraternita della Madonna del Rosario che sorse proprio in questa chiesa nel lontano 1639.
In alto, sempre incorniciato dalla cona, vi è un quadro del Padre Eterno.

Sempre nella stessa campata troviamo un altare lapideo con una nicchia coperta da una tela che ritrae San Girolamo Emiliani, fondatore dell'ordine dei Padri Somaschi.

Molto profondo il presbiterio e molto ampia l'abside che un tempo doveva accogliere un bellissimo coro ligneo e un monumentale dossale barocco che faceva da cornice al gioiello artistico della parrocchia, la pala del Pordenone. La pregevole tela, per lungo tempo attribuita addirittura a Tiziano, è oggi attribuita con larghi consensi al veneto Giovanni Antonio de Sacchis (1483 – 1539) passato alla storia dell’arte come il Pordenone dalla città di nascita.

Madonna in trono tra S. Francesco e S. Giovanni BattistaGiovanni Antonio de Sacchis detto Il Pordenone
foto tratta dal sito della parrocchia

foto di Francesco De Nicolo '07

Passiamo dunque alla navata destra. Il primo ambiente che troviamo a ridosso del presbiterio è la cappella della famiglia Lioy dedicato alla Madonna di Sovereto, patrona della città e titolare della parrocchia. In esso è collocata una tela raffigurante "L'Invenzione della Madonna di Sovereto" del pittore terlizzese Raffaele de Lucia. Oggi la cappella ospita anche il SS. Sacramento.
In passato essa era dedicata a San Luigi Gonzaga e prima ancora, molto probabilmente, alla Madonna del Soccorso.

A pochi passi troviamo una piccola nicchia nella quale è attualmente collocata una statua di Gesù dell'Epifania. Sotto la nicchia una lastra sepolcrale.


A seguire abbiamo l'altare dedicato a Sant'Antonio da Padova nel quale è collocata la statua del Santo col Bambino. Esso apparteneva alla famiglia Valdaura e poi alla famiglia borghese La Ginestra.

Di fronte al monumento piramidale dei de Paù, è collocato nella navata centrale un meraviglioso pulpito ligneo, finemente intagliato e decorato. A decorazione sono posti cinque bei quadri raffiguranti l'Immacolata e gli Evangelisti. Ben evidente è anche il simbolo dell'ordine francescano racchiuso in un'aquila regale a doppia testa. Si nota infine sul baldacchino cecorato con pendagli, la colomba dello Spirito Santo che doveva ispirare il predicatore.

Torniamo alla navata di destra. Alla cappella dei La Ginestra segue la cappella de Napoli che la dedicò a San Vincenzo Ferrer, protettore della famiglia. Per essa il grande pittore Michele de Napoli stava preparando un bella tela raffigurante il Santo spagnolo che dona i suoi averi ai poveri, purtroppo mai realizzata. Oggi nella cappella vi è una statua in cartapesta di Sant'Anna e Maria bambina. In alto si osserva un ovale con il Padre Eterno.
Particolarità di questa campata è la decorazione del soffitto che non è a stucchi ma affrescata.

Segue ancora la cappella della famiglia nobile degli Schettini. Tra due colonne binate ammiriamo la tela raffigurante la Madonna degli Angeli e San Francesco nota anche come Perdono d'Assisi, da ricondursi al pittore bitontino Nicola Gliri (1631-1687).

Poco più avanti troviamo, a ridosso della parasta, la statua vestita di San Luigi Gonzaga scolpita, come si legge sulla base nel 1869 da Giuseppe Volpe e suo figlio Pasquale.

La cappella successiva, della famiglia De Viti, è forse la più bella dell'intera chiesa. E' dedicata alla Madonna Immacolata ed è composta da un bellissimo dossale ligneo dorato composto da colonne tortili, realizzato nel 1724 e recentemente restaurato. Dentro la nicchia con calotta a conchiglia il dossale ospita un bellissimo simulacro ligneo lavorato in estofado de oro del '600 realizzato nell'ambito napoletano.

L'ultimo altare, molto più semplice rispetto a tutti gli altri, ospita la statua lignea di San Giuseppe opera firmata e datata 1770 dell'andrianese Francesco Paolo Antolini.
Nella stessa nicchia era venerata nel XIX secolo la statua di Santa Filomena scolpita da Giuseppe Volpe, poi rimossa a seguito delle disposizioni dell'ultimo Concilio Vaticano che privò la santa del titolo di martire. Il manichino vestito di Santa Filomena è conservato in un ambiente parrocchiale. Auspichiamo una rivalutazione di questa statua e un reintregro al culto, magari sotto un'altro titolo.

Dal 2011 va citata infine una nuova cappella che accoglie una tela recentemente donata raffigurante la Divina Misericordia. Il quadro. realizzato dal pittore terlizzese Giuseppe Mortello, è stato collocato a ridosso della porta laterale della chiesa, coperta con un panno color ocra.

Ultimo arredo interno da ricordare è la grande bussola-cantoria lignea sulla quale è collocato un pregevole organo settecentesco restaurato qualche anno fa.

Prima di lasciare la chiesa, meritano di essere ammirati i bellisismi affreschi del chiostro che riprendono scene dell'Antico Testamento.
Gli affreschi sono stati recentemente restaurati. Sotto gli intonaci potrebbero nascondersi però tante altre sorprese.

Scena relativa alla vita di Giuseppe

La creazione


ALTRE INFORMAZIONI:
Nome parrocchia: Santa Maria di Sovereto
Parroci: don Paolo Malerba, don Pasquale de Palma
Sodalizi: Terz'Ordine Carmelitano
Festa parrocchiale: Madonna del Carmine
Sito: http://www.parrocchiasms.altervista.org/
Per saperne di più consiglio i seguenti libri:
G. VALENTE: Terlizzi. La Chiesa| Le chiese, Terlizzi 2009
F. DI PALO: La Chiesa di Santa Maria la Nova, Terlizzi 2007
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Dove non altrimenti indicato il testo e le foto sono di Francesco De Nicolo

N.B.: Le foto sono state pubblicate su autorizzazione del parroco della chiesa. L'uso delle foto, senza l'autorizzazione dell'autore o del parroco, è vietata. Tutti i diritti sono riservati.

3 commenti:

  1. Il santo raffigurato nella nicchia coperta non è San Filippo Neri, bensì San Girolamo Emiliani, a cui è dedicata anche l'associazione cattolica parrocchiale

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Art. 21.
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

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