lunedì 24 novembre 2008

INTER LICIUS - ORATORIO DI SAN FRANCESCO


ORATORIO DI SAN FRANCESCO

Una singolare quanto armoniosa espressione di artigianato artistico locale, la si trova in questo piccolo ma suggestivo oratorio dove spicca il coro ligneo confraternale con i suoi cinquanta stalli e relativi postergali dipinti da mano non eccellente ma di buon gusto cromatico.
Le sequnze delineano beati e santi dell'entourge serafico: l'atmosfera è austera e penitente e i personaggi sono tutti al loro posto, testimoni riveriti dei mille e più confratelli che, in preghiera, dai primi del 1700 hanno scandito le rigide regole dell'antico sidalizio francescano.

esterno



lunedì 17 novembre 2008

INTER LICIUS - CHIESA DEL PURGATORIO


LA CHIESA DEL PURGATORIO


Un tempo (1616) appartenente all'istituzione confraternale del Monte dei Marti, conserva un patrimonio artistico di grande interesse a cominciare dalla famosa "Natività" o "Adorazione dei Pastori" di Corrado Giaquinto (1703-1765), per proseguire con le altre sedici tele che, attribuite quasi tutte a Domenico Carella ( 1721-1813), offrono come qualcuno ha sottolineato, "una sintesi dottrinale teologica della storia della salvezza e della santità della Chiesa".
Ma va pure ricordata la ragguardevole collezione di statue settecentesche per un significativo spaccato sui modelli della santità esemplare della Controriforma: Sant'Andrea Avellino, San Gaetano da Thiene, San Rocco, San Pacquale di Baylon, San Carlo, San Francesco da Paola, Sant'Antonio da Padova.

Campanile

Altare maggiore - Maestranza napoletana
L'altare si eleva su tre gradini. Il paliotto, delimitato da due mensole a volute, è ornato da valute, cartocci e, al centro, da una tarsia marmorea raffigurante una croce. I gradini della mensa terminanti in cherubini capo altare, sono ornati da valute antitetiche che si dipartono da una conchiglia. Al centro, il tabernacolo, è sormontato da un cherubino che orna il basamento su cui tradizionalmente è collocato il crocifisso.
Esso ha una porticina d'argento datata 1725, che reca l'immagine dell'Immacolata con le Anime Purganti.


Navata laterale sinistra - La Natività
di Corrado Giaquinto
Fulcro della composizione è il Bambino, disteso sulla mangiatoia, di fonte alla Vergine; irradia una luminosità così intensa da giustificare l'atteggiamento del pastore in primo piano che si fa visiera con il braccio levato. Tutt'intorno sono raffigurati S. Giuseppe, alcune donne accompagnate dai figlioletti e, anch'esso in primo piano, un'altro pastore in preghiera. In alto, un gruppo di angeli e l'intradosso di un arco ornato da lacunari.

lunedì 3 novembre 2008

INTER LICIUS - LA QUARTICEDD

LA QUARTICEDD
IL 2 NOVEMBRE A TERLIZZI

E' un mistero tutto ciò che vive e muore nel creato. Di fronte alla morte l'anima dei nostri progenitori si riempiva di una nuova misteriosa paura: cosa è la vita?...Una speranza continua?...Un'illusione eterna?....Un sogno morente?...
Il nostro popolo ha cercato nel tempo le sue certezze e ci ha tramandato le sue risposte: sìm nòdd mùrt; mén de nùdd sènz'u arrecùrd (siamo niente dopo morti; meno di niente senza il ricordo).
Allora è dovere ricordare e, da tempo immemorabile, ci indicano come. Un tempo non c'era il Camposanto ed i morti si seppellivano negli "ossari" delle chiese. Non si usavano neanche le bare individuali ed ogni morto veniva trasportato in una cassa comune, portato a spalla da 4 persone di riguardo, scelte dalla famiglia. Per le fanciulle era d'obbligo che i 4 fossero celibi. Di qui un'antica e mesta canzone terlizzese: vulàie murèie, p sci 'ngùdd, àll vacandèie (voleva morire, per essere trasportata dai celibi).
Il corteo funebre era una vera e propria processione con le candele accese. In chiesa dopo la messa, il rito funebre si concludeva con la discesa del corpo del morto dell'ossario comune a tutti i parrocchiani, salvo i ricchi ed i nobili che avevano le loro cappelle o altari di famiglia all'interno della stessa chiesa. L'ossario comune consisteva in un ampio, chissà quanto tetro, "stanzone" con sedili di pietra lungo le pareti ed il "compare della ginocchiata", una persona di riguardo scelta dai famigliari del morto, dava, appunto, una ginocchiata al corpo perché rimanesse seduto accanto agli altri defunti. Pare che poi il corpo venisse ricoperto di calce e l'ultima operazione fosse la "incalciatura" : è questo l'antico nome della più recente "quarticèdd" che veniva mangiata in campagna, il giorno dei morti, nella pausa pranzo, la "murènn" dei nostri contadini.
La mattina presto di ogni 2 novembre, da secoli ormai, i terlizzesi si alzavano, come al solito, per andare a lavorare nei campi. Verso le 3 di notte andavano in chiesa, assistevano alla messa ed all'officio dei morti e portavano con , nella bisaccia, la "incalcinata" o la "quarticèdd" invece del consueto "checùzzue", la parte estrema della "sckanàta" o di altra forma di pane antico, cui si toglieva un po' di mollica, si farciva di ricotta e veniva poi richiusa, come un tappo, dalla mollica rimossa prima. La "incalcinata" era un pane dalla forma antichissima, conservata ancora oggi nel nostro "pizzarìdd" ed è un inno alla vita cantato dalla nostra gente proprio nel giorno dedicato ai morti. La "vescica piscis" è il simbolo della vita che continua, nonostante la morte, perché la natura ha eterne le sue primavere...
Il pane, da sempre, ha rappresentato la vita per il corpo e, per estensione, il corpo stesso.
La "incalcinata" deriva dalla farcitura con ricotta "asckuànd", quasi un "imbiancare di calce", un "purificare" un corpo che potrebbe diventare immondo per malattia o per morte, E' questo il modo scelto dei nostri progenitori per esorcizzare la paura della morte. La "quarticèdd", più recente, prende il nome dalla quarta parte del peso che aveva il pane comune, confezionato in casa, dalla nostra gente.
Questo è un tipico pane votivo che sopravvive "incorrotto" da un pre-cristiano culto per un'antica dea dell'abbondanza e della fecondità.
La ricotta inforcita, usata come farcitura, oltre all'analogia con la calce, viene ulteriormente condita con peperoncino o pepe ed alici per dare più vitalità alla riuscita della colazione.
Poiché la "quarticèdd" non era certo la colazione adatta per i bambini, i nostri saggi progenitori preparavano loro la "còlv" (un dolce al cucchiaio). La "còlv" è, quasi sicuramente, un'usanza ereditata dai cristiani di rito greco.

lunedì 27 ottobre 2008

INTER LICIUS - LA CATTEDRALE DI TERLIZZI


LA CATTEDRLAE DI SAN MICHELE ARCANGELO



La Cattedrale ("chiesa nuova") di Terlizzi, dedicata a S. Michele Arcangelo sorge sulle rovine di quella consacrata nell'aprile 1038 dal Vescovo Grimaldo, in seguito abbattuta riedificata e consacrata nel settembre 1073 dal Vescovo Giacinto. Di questa, resta lo splendido portale di Anseramo da Trani sulla facciata esterna della Chiesa del Rosario.
L'attuale Chiesa fu costruita sulle sue fondamenta su proggetto originario dell'architetto Michelangelo Bonvino da Giovinazzo, fu inaugurata il 2 dicembre 1782 dal Vescovo Contisini e consacrata il 28 aprile 1872 dal Vescovo Rossini, dal Sindaco Michele de Napoli che donò sei splendide tele. Questo tempio è l'esempio più riuscito del neoclassicismo meridionale, monumento d'arte e della pietà del popolo terlizzese.

maestosa facciata della cattedrale
La chiesa è a tre navate (la centrale 20 m x 9,10 m; quelle laterali 20 m x 4,20 m) con ampia cupola e campanile.
Il transetto è lungo 39,60 m x 11,10 m. Il presbiterio è lungo 11 m e profondo 14 m; la segreteria e il Santuario sono di 15 m x 6 m di lunghezza

campanile del duomo


NAVATE:


NAVATA MAGGIORE:
Bussola di ingresso; vi sta sopra una cantoria con organo (1952) e tela di T. de Vivo (1790-1884) "la liberazione di San Pietro dal carcere". Sopra la vetrata, tondo di S. Michele Arcangelo, opera di Michele de Napoli (1808-1892)




Pulpito


Ambito presbiteriale rialzato sull'aula: con (A) altare maggiore in marmo; (B) Cristo risorto di A. Olivia (1969); (C) opera lignea dello scuoltore terlizzese G. Volpe (1796-1876) raffigurante S. Michele Arcangelo (1837); (D) ambone ligneo (secolo XVII); (E) cattedra episcopile, opera dell'ebanista terlizzese L. Santeramo (1870); (F) emiciclo absidale con gli stalli capitolari di G. Matteucci (1872); (G) S. Biagio con nicchia in noce di F. Catalano (1886); (H) nel vano superiore, tra due colonne d'organo di F. Giovannelli di Lecce (1745).

ambone ligneo


cattedra episcopile

Statua di San Michele Arcangelo




NAVATA MINORE DI SINISTRA:

Tomba Arcidiacono Tommaso de Sario: grande benefattore della Cattedrale (1745-1839).
Fonte battsimale con pala musiva del Battesimo di Gesù:


Altare con il Redentore: tela di Michele de Napoli (1872)

NAVATA MINORE DI DESTRA:
Altare di San Giuseppe, opera lignea proveniente dal soppresso monastero di S. Chiara in Terlizzi.


Altare alla Madonna della Rosa, opera del pittore terlizzese R. de Lucia (1844-1877)


TRANSETTO

ALTARE NORD
con tre grandi opere di Michele de Napoli:
Pala: Officio del sacramanto eucaristico (1883)
Tele laterali: a sinistra, "La Maddalena penitente" (1884); a destra, "Le Marie dopo l'espiazione al Calvario" (1886), nella nicchia, busto di Giovanni XXIII

SANTUARIO della Madonna di Sovereto con icona (secolo XI) incastonata nell'edicola argentea (secolo XVIII), ceramiche di V. Zaza (1975), vetrata istoriata (1965)


ALTARE SUD:

Busto di Benedetto XIV per gratitudine all'elevazione di Terlizzi a cattedra vescovile. Altare con opere di Michele de Napoli: "L'invenzione dell'icona della Madonna di Sovereto" (1882) dipinto su tela raffiguarnte il ritrovamento da parte del pastorello, della sacra Icona della Madonna di Sovereto.

SEGRETERIA
con quadreria vescovile ed altre pregievoli opere di pittura e scultura

Altre opere presenti el transetto sono la Via Crucis, opera dello scultore molfettese V. Zaza (1969), statua S. Cuore di Gesù con nicchia di L. Brucoli (secolo XIX) e statua di S. Rita da Cascia con nicchia di F. Sasso (secolo XX)





giovedì 23 ottobre 2008

3000 - GRAZIE!

Ringrazio vivamente tutti i visitatori per la fiducia che hanno riposto in questo mio blog.
Ringrazio chi ha costantemente visitato il blog durante questi mesi, ringrazio chi ha commentato e chi ha votato ai numerosi sondaggi pubblicati.
Spero che continuerete numerosi a visitare lo space dei "Giovani Monarchici".
Per qualunque reclamo, suggerimento, problema, commento o quant'altro, sono disponibile per chiunque.
Arrivederci e grazie a tutti!


I warmly thank all visitors for the confidence they have placed in my blog.
I thank those who have constantly visited the blog during these months, I thank those who commented and who voted to the numerous polls that I published.
I hope that many will continue to visit the space of 'Young monarchists'.
For any complaint, suggestion, question, comment or whatever, I am available to anyone.
Goodbye and thanks to all and especially to foreign visitors!


Je remercie chaleureusement tous les visiteurs pour la confiance qu'ils ont placée dans mon blog.
Je remercie ceux qui ont constamment visité le blog au cours de ces mois, je remercie ceux qui ont fait des observations et qui ont voté pour les nombreux sondages que j'ai publié.
J'espère que beaucoup vont continuer de visiter l'espace de "jeunes monarchistes".
Pour toute plainte, suggestion, question, commentaire ou quoi que ce soit, je suis disponible pour tout le monde.
Au revoir et merci à tous et en particulier aux visiteurs étrangers!


Doy las gracias a todos los visitantes por la confianza que han depositado en mi blog.
Doy las gracias a los que constantemente han visitado el blog durante estos meses, doy las gracias a aquellos que comentaron y que votó a favor de las numerosas encuestas que he publicado.
Espero que muchos seguirá para visitar el espacio de "jóvenes monárquicos".
Para cualquier queja, sugerencia, pregunta, comentario o lo que sea, estoy disponible para cualquier persona.
Adiós y gracias a todos y especialmente a los visitantes extranjeros!


Ich herzlich danken allen Besuchern für das Vertrauen, das sie in meinem Blog.
Ich danke denen, die ständig besucht das Blog in diesen Monaten, ich danke denen, die kommentiert, die gewählt haben und auf die zahlreichen Umfragen, die ich veröffentlicht.
Ich hoffe, dass viele werden sich auch weiterhin der Raum der "Young Monarchisten".
Für jede Beschwerde, Anregungen, Fragen, Bemerkungen oder was auch immer, ich bin für jeden zugänglich.
Auf Wiedersehen und Dank an alle und vor allem für ausländische Besucher!



lunedì 20 ottobre 2008

INTER LICIUS - IL CENTRO STORICO


IL CENTRO STORICO DI TERLIZZI

Quello più antico coincide con la civitas medioevale, un nugolo di case e viuzze disposte a raggiera convergenti verso la Cattedrale di San Michele Arcangelo. L'ambiente planimetricamente a semicerchio, è disseminato di scorci suggestivi dove le pietre fanno ancora i conti con la storia: archi (pozzo Morango, de Cristoforis, Tauro, Arimondi, Albimonti, del Carmine, San Nicola, dell'Annunziata...) piazzette (San Lorenzo, Lago Dentro), bifore (Toselli, Annunziata), portali (Schettini), stemmi araldici (de Gemmis, de Paù, Berbinelis, Sangiorgio, de Tatis) e frammenti decorativi ci parlano della primitiva realtà comunitaria, degli spazi insediativi coerentemente progettati per rispondere ai bisogni essenziali dell'uomo.


borgo medioevale iùcoincidente con l'attuale centro storico


disegno di Terlizzi dell' Architetto Michele Gargano

lunedì 13 ottobre 2008

INTER LICIUS - IL PORTALE DI ANSEREMO DA TRANI


IL PORTALE DI ANSEREMO DA TRANI

Il portale, forse una porta secondaria dell'antica Collegiata di San Michele Arcangelo, opera firmata da Anseremo da Trani, è stato rimontato nel 1862, sulla facciata dell'Oratorio della Madonna del Rosario, in via Millico.
Esso si presenta con forma allungata. ghiere a sesto acuto, architrave a bassorilievo, retto da due teste-mensole, lunetta scolpita ad altorilievo. I girali dei tralci si dipartono a sinistra dalle fauci di due teste di leone e vengono raccolti, all'apposto, da due figure umane, una maschile ed una femminile. I tralci presentano fogliame, fiorellini, altre figure e rosette picciolate. Sull'architrave sono scolpiti in successione, scene tratte da passi evangelici della vita di Gesù: l'Annunciazione, la Natività con i Re Magi e la Crocifissione. Nella scena dell'Annunciazione la Vergine è seduta intenta al lavoro della conocchia, mentre un angelo dalle ali spiegate, compare a sinistra. La grotta di Betlemme, i Magi in cammino, formano la scena del Presepe. Nella grotta la Madonna è distesa su un giaciglio: sopra di lei, in un piano superiore, è situato nella mangiatoia, il Bimbo con il bue e l'asinello. Due angeli adorano Gesù, in alto splende una stella. Chiude l'architrave la Crocifissione con Maria e Giovanni ai piedi della croce; il sole e la luna sono raffigurati alla destra e alla sinistra del Cristo.
La lunetta rappresenta l'ultima cena, con Cristo e San Pietro a figura intera, posti ai capi della tavola. Nove apostoli si trovano dietro la tavola, invece Giovanni poggia la testa sulle ginocchia del Signore, e Giuda si prostra sulla tavola stessa.
Nella parte inferiore della lunetta sono sparsi calici, pani, pesci, una carota e un coltello.



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