sabato 16 novembre 2013

Riapre al culto la chiesa di San Francesco di Paola ad Altamura

Altare maggiore 
Il 15 novembre, con una solenne celebrazione presieduta dal Vescovo S. E. Mons Mario Paciello, è stata riaperta al culto la chiesa di San Francesco da Paola ad Altamura.
Già l'8 novembre, tuttavia, il tempio è stato riaperto al pubblico e i lavori di restauro sono stati presentati in una conferenza, alla quale sono intervenuti don Nunzio Falcicchio (Direttore per i Beni Culturali della Diocesi ), il dott. Filippo Aruanno, i restauratori Chiara Stella Sasso, Giuseppe Laquale, Francesco Lunare, Annibale Dambrosio e Graziantonio Pallotta. Quanto segue è tratto da quanto detto nella conferenza.
La chiesa, risalente, nell'aspetto attuale ai primi del XVIII sec., è stata oggetto di lavori di restauro durati circa tre anni, che hanno riguardato sia l'interno che l'esterno.
La chiesa è situata sul corso principale della città, a metà strada tra il Duomo dell'Assunta e l'antica Porta di Matera, ad un tiro di schioppo dal cuore medievale e gli edifici extra moenia.
Un primo edificio di culto venne costruito in quel luogo nel XVI sec., ed era dedicato alla Madonna del Soccorso, titolo da cui prendeva il nome anche l'attiguo monastero delle Clarisse.
Qui erano monacate le suore provenienti dai ceti e dalle famiglie nobili della città (monche "grandi" nel dialetto altamurano). Grazie ai loro lasciti, alla dote che esse portavano nel monastero e ad alcuni introiti provenienti da masserie e fondi agricoli, la chiesa fu ampliata diverse volte; l'ultima volta nel 1699.
I lavori terminarono nel 1709 così come attestato da un incisione sull'angolo destro della facciata. Nel 1799 la città fu assalita dalle orde del cardinale Ruffo e come essa, anche la chiesa del Soccorso fu derubata dei suoi averi; le suore violentate e uccise. Le sopravvissute furono trasferite nel vicino monastero di Santa Chiara (tutt'oggi attivo).
Nei primi dell'XIX sec. ci fu la soppressione di alcuni ordini monastici ad opera del cognato di Napoleone Gioacchino Murat. A questi anni risale l'abbattimento della chiesa di San Francesco d' Assisi e il convento destinato a usi laici (in esso oggi ha sede il palazzo comunale). Tutti i beni liturgici del soppresso convento francescano furono perciò trasferiti nella chiesa del Soccorso. Qui furono portati due bellissimi altari lignei opera degli Altieri con le statue di san Francesco di Paola (1696) e Sant'Anna (1695) ed un Cristo Morto della metà del '600. Questi due altari sono collocati nelle cappelle laterali della chiesa a pianta semi-ottagonale.
Nella chiesa si insediò la confraternita di San Francesco da Paola, riconosciuta con Regio Assenso nel 1839; raccoglie ancora oggi diversi ceti sociali della città.






Il Cristo Morto è stato scolpito da un unico blocco di legno di noce. La ripulitura
sono state trovate tracce organiche lasciate, probabilmente, dal bacio
dei fedeli durante le celebrazioni della Settimana Santa. Tracce di sudore sono state
rilevate sulle ferite del costato, delle mani e dei piedi e sulla fronte.
Questo lascia legittimamente pensare che fosse una statua processionale molto venerata.


Arredi originali dell'antica chiesa restano: l' altare maggiore attribuibile al grande marmoraro napoletano Crescenzio Trinchese; la pala d'altare raffigurante San Francesco d'Assisi che recide i capelli a Santa Chiara (nel cielo si trovano un tripudio di putti che consegnano l'abito monacale alla santa); al disopra dell altare maggiore è possibile ammirare le grate da cui le suore assistevano alle funzioni religiose; all'ingresso della chiesa due bellissime acquesantiere con l' immagine a rilievo della Madonna del Soccorso accolgono i fedeli. Altre opere di grande interesse sono quattro tale del Carella raffigurati santi e sante francescane poste ai 4 stipiti della chiesa, ed una tela della Madonna del Soccorso di autore ignoto.
Importante è stato il rinvenimento di una cisterna per la raccolta di acque piovane (appartenente sicuramente ad una casa popolare ed abbattuta per l'allungamento della chiesa in uno dei diversi rifacimenti).
I lavori  di restauro restituiscono ai fedeli un altro gioiello dell arte sacra cittadina.




Testo e foto di Massimo Colonna

Nessun commento:

Posta un commento

Art. 21.
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...