Il 27 aprile, come ogni anno, la città di Bitetto si stringe intorno al suo amato patrono, il Beato Giacomo Illirico, frate francescano morto in odore di santità. Il Beato Giacomo, figlio di Leonardo Varingez e Beatrice, nacque a Zara, in Dalmazia, intorno all'anno 1400. Giunse a Bari per sfuggire all'avanzata turca e qui, cogliendo la vocazione, chiese e ottenne di essere ammesso a far parte dell'Ordine dei Frati Minori con l'anno di noviziato, che compì nel convento di Bitetto, costruito nel 1433. A Bitetto visse per circa quarant'anni, fino alla morte, che avvenne verso la metà del 1496. In questi circa sessant'anni di vita francescana, ha svolto l'umile e preziosa mansione di cuoco, alternandola con la questua porta per porta e l'ufficio di ortolano, portinaio e sagrestano. Fu famoso per la sua ininterrotta preghiera, che spesso sfociava nell'estasi, e per la sua instancabile carità verso i bisognosi. Nonostante fosse vecchio, si prodigò eroicamente per i bitettesi durante la peste del 1482. La stima e l'amore del popolo verso questo frate francescano crebbero con la comparsa delle prime testimonianze di miracoli, molti dei quali compiuti quando era ancora in vita, soprattutto in favore dei bambini. Il corpo stesso del Beato Giacomo è considerato il suo miracolo più importante, dal momento che fu riesumato incorrotto nel 1505 e, nello stesso stato di conservazione, è tutt'oggi esposto alla venerazione dei fedeli. Il 29 dicembre 1700 papa Clemente XI lo proclamò Beato e attualmente è ancora in corso la causa di canonizzazione.
I festeggiamenti iniziati con la novena in Cattedrale e nel Convento del Beato Giacomo, culminano con la processione della reliquia del dito del Beato che la mattina del 27 giunge in Cattedrale. Domenica 28 la reliquia ha fatto rientro nel Convento, mentre lunedì 29 con il rientro in Cattedrale del quadro del Beato esposto in Piazza si sono conclusi i festeggiamenti religiosi.
La cappella, all'interno della chiesa del convento, in cui è custodito il corpo incorrotto del Beato Giacomo
Santa Messa Solenne presieduta da S.E. Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto
La reliquia del dito del Beato Giacomo
Nel 1619, come si tramanda, è Donna Felice di Sanseverino, duchessa di Gravina, a farsi aprire l'urna per baciare la mano del Beato e in tale circostanza ne stacca con un morso un dito al fine di procurarsi una reliquia personale, ma dinanzi al "terribile temporale" che le impediva di partire, confessa la sua colpa e restituisce il frammento sottratto, per la conservazione del quale dona poi un piccolo reliquiario d'argento.
Alle 11.30 circa è partita dal convento la Solenne processione
Luminarie a cura di Rocco De Filippo da Mercato San Severino (Sa)
Il quadro del Beato esposto in piazza
Testo di Domenico Ferrovecchio
Foto di Domenico Ferrovecchio e Michele Cutrone
Nessun commento:
Posta un commento
Art. 21.
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.